Sestiere di San Marco

Calle de la Mandola

Si chiamava Pietro Faccioli ed era soprannominato " Fasiol" ( fagiolo ) , lavorava nella bottega di fornaio del padre in calle della Mandola civ. 3726-27 (ora vi troverete un ristorante pizzeria). Un giorno di marzo del 1507 "Fasiol", scendendo i gradini del Ponte dei Assassini, allora di legno ed ora non piu' esistente, trovo' un pugnale con l'impugnatura d'argento ed il fodero ricoperto da pietre preziose incastonate. Non e' ancora giorno, ma il Fornaretto ci tiene a fare vedere il suo tesoro alla morosa, Annella, che lavora come domestica nella vicina Ca' Barbo. Passa dunque il sotoportego Barbo (oggi Balbi o Morosini) e usa il segnale convenzionale con cui, molto presto al mattino, si fa riconoscere dalla fidanzata. Ma la ragazza e' spaventata; secondo lei da quell'oggetto non puo' venire niente di buono e gli intima di riportarlo sul posto dove lo trovo'. Piero e' un po' perplesso, ma obbedisce. All'alba successiva il fornaio stava tornando a casa quando tra la Calle Verona ed il Ponte, ora non piu' esistente scorse un corpo steso a terra: il fornaio penso' si trattasse di un ubriaco, ma quando si chino', girandolo per accertarsi della situazione e macchiandosi cosi' di sangue, si accorse che si trattava del corpo di un uomo assassinato. Guardando meglio la vittima si accorse che si trattava di Alvise Guoro, giovane cugino e frequentatore assiduo di Clemenza, moglie di Lorenzo Barbo e padrona di Annella, sua fidanzata. Il garzone, spaventato, fuggi' con le vesti macchiate di sangue, e quando si seppe che c'era stato un assassinio in citta' tutti dissero che avevano visto il povero Pietro fuggire tutto sporco di sangue, e che l'assassino di sicuro doveva essere stato lui. Gli inquisitori, all'ammissione del fornaretto decretarono la sua condanna a morte per decapitazione. L'esecuzione avvenne la mattina del 22 marzo , tra le due colonne di San Todaro e di S. Marco. Subito dopo la sua decapitazione, dalla Calle de Verona arrivo' trafelato un servo dei Barbo che correva a gambe levate per fermare l'esecuzione, e gridava:" Il fornaretto e' innocente, Messer Barbo lo ha confessato alla moglie di un parente del Guoro ed e' stato lui ad ammettere di aver commesso l'omicidio divorato dalla gelosia". , Leonardo Loredan, convoco' il Consiglio dei Dieci e tutta la Magistratura Veneziana, lanciando un monito contro le sentenze di interesse, che verra' ripetuto fino alla fine della Serenissima, e che fara' riflettere gli incaricati prima di emettere una sentenza, ripetendo per tre volte la frase:" Ricordeve del povero fornareto! ". La storia di Piero Fasiol e della sua fine ingloriosa, invece, non sara' registrata (alla pari di quella di Biasio Cargnio) in nessun documento ufficiale. La ragion di Stato impone il silenzio; non si puo' screditare l'operato della Serenissima per un banale e affrettato errore giudiziario.















direzione Campo Sant'Angelo

direzione Calle de la cortesia / verso Campo Manin

direzione Calle dei assassini / verso Calle larga XXII Marzo

direzione Rio tera' dei assassini / verso Calle larga XXII Marzo