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Sestiere di Dorsoduro
Campiello de Cà Angaran
Il Tassini nel suo Curiosità Veneziane racconta la vicenda del medaglione murato in questo Campiello: "in campiello Angaran, detto Zen, scorgesi innestato nella muraglia un medaglione di marmo Greco, nel quale è scolpito un imperatore d'Oriente in costume, lavoro del secolo IX. Erroneamente il Zanotto vorrebbe che questo fosse il marmo del forte Mongioja portato a Venezia da Lorenzo Tiepolo".
"Ai piedi dell'antico portico della chiesa di San Pantaleone, ora distrutto, sulla cantonata, fra la chiesa medesima, ed il palazzo Signolo, che, per testimonio del cronista Magno, nel 1543 stava in mano dei Loredan, e tuttora s'appella da questa famiglia scorgevasi innestata nel selciato la celebre pietra del forte Mongioja in S. Giovanni d'Acri, o Tolemaide, portata a Venezia da Lorenzo Tiepolo. Narrasi che, essendo questo generale nel 1256 mandato contro i Genovesi, che avevano posto a sacco il quartiere dei Veneziani in Tolemaide, e parendo egli poco atto all'intrapresa, anzi, secondo il Magno, uomo indormenzado, uno di Ca' Signolo gli disse per ischerzo, prima che partisse, le seguenti parole, riportate dallo Scivos: Se tu scacerai Genovesi da Acri, portami una pietra di quelle fondamente ! Altri narrano che furono i di lui parenti a beffarlo in tal guisa, e ben poteva la famiglia Signolo patrizia essere a' quei tempi unita col Tiepolo in parentela. Ritornato adunque in patria Lorenzo, dopo aver vinti i Genovesi, e distrutto il forte Mongioja, ne portò seco una pietra, e la fece porre, come abbiamo detto, fra il palazzo Signolo, ed il portico della chiesa sulla cantonà, acciocchè, scrive Daniel Barbaro, colui che haveva la sua casa là per mezzo non andasse mai in chiesa che non la vedesse, et gli sapasse sopra. Il Magno e lo Scivos dicono che il Tiepolo vi fece scolpir sopra il tondo di una bombarda, ed altri la figura della sua nave ammiraglia. Questa pietra esisteva nel sito in cui fu posta anche alla metà del secolo XVI, ma dalle parole del Sansovino nella Venezia, sembra che ciò non s'avverasse più sulla fine del secolo medesimo. Crediamo poi del tutto erronea la tradizione popolare, la quale vorrebbe riconoscere la pietra suddetta in un macigno rotto in due, visibile oggidì presso la gradinata della chiesa di San Pantaleone, che non ha alcun indizio di scultura operatavi sopra, e che è tanto consimile agli altri macigni circostanti da poter appena essere distinto.".
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