Sestiere di Castello

Chiesa di San Giovanni e Paolo


La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (detta San Zanipolo in dialetto veneziano) e' uno degli edifici medievali religiosi piu' imponenti di Venezia, assieme alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Viene considerata il Pantheon di Venezia a causa del gran numero di dogi veneziani e altre importanti personaggi che vi sono stati sepolti a partire dal Duecento. Sorge nell'omonimo campo, la pianta e' a croce latina con transetto e tre navate suddivise da enormi colonne cilindriche (eccettuate la quarta a sinistra e a destra, che sono pilastri formati dall'unione di tre colonne cilindriche molto sottili). Le altissime volte gotiche sono collegate da tiranti lignei, che hanno la funzione di contrastare le spinte generate dalle volte a crociera e degli archi. Le dimensioni sono veramente grandiose: 101,60 di lunghezza, 45,80 di larghezza nel transetto, 32.20 di altezza. Alle pareti delle navate sono addossati numerosi monumenti, e a destra si aprono cappelle. Anche sul transetto si affacciano due cappelle per lato, che affiancano il presbiterio. Fino al '600 la navata maggiore era divisa trasversalmente in due parti (come avviene ancora oggi nella Basilica dei Frari) dal coro dei frati, che fu demolito per dare spazio alle solenni celebrazioni che si svolgevano in questa chiesa, per esempio i funerali dei dogi. Unico avanzo di questa monumentale struttura sono i due altari (di Santa Caterina da Siena e di San Giuseppe) che si trovano all'incrocio tra la navata e il transetto, rispettivamente a destra e a sinistra.



monumento funerario a Marcantonio Bragadin



Marcantonio Bragadin e' stato uno dei piu' grandi eroi della Repubblica di Venezia. Egli nacque nel 1523 dalla famiglia nobile dei Bragadin che dono' molti altri illustri personaggi alla vita pubblica della citta'. Dopo aver intrapreso la carriera militare Marcantonio Bragadin divenne provveditore e quindi fu nominato governatore di Cipro. Nonostante la presa di Nicosia (1570) egli resistette indomito per 10 mesi all'assedio dei turchi. I Veneziani alla fine furono costretti a capitolare ma Marcantonio Bragadin si rifiuto' di diventare un condottiero turco e di abiurare la propria religione. Per questi motivi egli fu scorticato vivo a Famagosta nell'agosto del 1571. La pelle di Marcantonio Bragadin viene conservata in un'urna all'interno della Basilica di San Giovanni e Paolo.



Nella foto qui sopra si vede il bassorilievo di Marcantonio Bragadin localizzato all'esterno della sua casa natale, in Calle del Caffettier, che si trova al termine della Barbaria delle Tole.





monumento funerario a Vettor Pisani



Vettor Pisani (Venezia, 1324 - Manfredonia, 13 agosto 1380). Nel 1355, dopo la fine della terza guerra veneto - genovese, venne deferito al tribunale perche' aveva comandato una nave durante la battaglia di Portolongo (8 settembre 1354) che aveva visto una grave sconfitta per Venezia; lo zio era stato condannato in quanto capo della flotta, lui venne assolto a maggioranza dei giudici. Attorno agli anni Sessanta, invece, era stato condannato a 200 lire di multa ed alla perdita della carica di savio ducale. Infatti intervenne in un processo che vedeva implicato il capitano di una sua galera per difenderlo. Quest'ultimo, sulla scorta della documentazione fornita dallo scrivano di bordo, era stato multato per aver caricato abusivamente dello storione affumicato senza aver ricevuto la necessaria bolletta. Pisani intervenne spiegando che la bolletta era stata accordata al capitano direttamente da lui. Pietro Corner pero' gli rispose polemico: "Certamente, ma la versione dello scrivano e' diversa". Pisani, dopo essersi preso a male parole col rivale, prima lo minaccio' e poi lo aggredi' con un coltello sotto casa. Nel 1378, incaricato di sconfiggere le flotte genovesi che avevano aperto le ostilita' contro la citta' lagunare, vinse ad Azio una flotta comandata da Luigi Fieschi il 30 maggio 1378 ma poi, costretto a tornare in Adriatico dall'arrivo della flotta di Luciano Doria, venne pesantemente sconfitto il 7 maggio 1379 e, tradotto in citta' in catene, condannato ad un anno di carcere per incuria e codardia. I genovesi, che ora avevano conquistato numerose isole della laguna veneziana oltre a Chioggia, e minacciavano la stessa Venezia, si facevano sempre piu' vicini. Il governo veneziano, prostrato e disperato, nomino' Taddeo Giustinian a capo della flotta ma, alla rivolta ed ai malumori del popolo, decise, cosa quasi senza precedenti, di ritornare sulle sue decisioni. Liberato gia' il 18 agosto il Pisani riprese subito il comando. Si dice che un suo sottoposto che si trovava al suo fianco al momento della sua liberazione, con la folla che lo acclamava, gli avesse proposto di abbattere la Signoria e dichiararsi signore di Venezia; il Pisani lo colpi' con un pugno e lo fece arrestare. Subito si misero in mare 40 nuove galee e riprese una durissima battaglia contro i nemici che lo porto', il 22 dicembre dello stesso anno, grazie ad una maggior conoscenza dei canali della laguna, a tagliar fuori dal resto della flotta la citta' di Chioggia con i suoi oltre 7000 difensori genovesi. Il periodo 22 dicembre 1379 - 1 gennaio 1380 fu uno dei piu' difficili della sua vita visto che il debole assedio rischio' piu' volte d'esser spezzato dalle preponderanti forze nemiche ma, infine, il 1 gennaio 1380 giunse la flotta di Carlo Zeno che scaccio' i genovesi e condanno' gli assediati. L'assedio della Torre delle Bebbe prosegui' per altri sei mesi nei quali, secondo le cronache, il Pisani dovette piu' volte far ricorso alla sua capacita' di comando visto che dovette reprimere una rivolta delle sue stesse truppe, sobillate dal traditore Roberto da Recanati, spia al soldo dei genovesi. Il 24 giugno 1380 la citta' cadde ed il Pisani decise di riprendere il largo con la flotta per allontanare la minaccia dalle zone propinque a Venezia. Durante una delle sue tante incursioni s'ammalo' di febbri malariche e mori' nella notte tra il 13 ed il 14 agosto 1380. Vettor Pisani e' sepolto dentro la basilica. nella Cappella della Maddalena (solo la statua del defunto e' originale), con altare marmoreo lombardesco.








La Chiesa di San Giovanni e Paolo venne eretta assieme ad un convento di Domenicani su un terreno donato dal doge Jacopo Tiepolo nel 1234. Essa fu edificata a partire dalla meta' del '200 e la costruzione durera' quasi 2 secoli fino all'anno della consacrazione avvenuta nel 1430. Gli architetti di questo grandioso edificio religioso furono i frati domenicani Nicola da Imola e Benvenuto da Bologna. La Chiesa di San Giovanni e Paolo e' in stile gotico e fu per la Serenissima un vero "Pantheon", al punto che vi furono sepolti ben 25 dogi. Vi era inoltre l'obbligo di celebrare al suo interno la funzione funebre di tutti i dogi. La facciata della basilica di San Giovanni e Paolo non fu terminata ma si puo' comunque osservare il notevole portale che risale alla seconda meta' del XV secolo e le urne di alcuni dogi tra le quali quelle dello stesso doge Jacopo Tiepolo e del figlio Lorenzo. L'interno della basilica e' maestoso, la pianta dell'edificio fu costruita a croce latina con tre navate a crocera, sorrette da 5 enormi colonne per lato. Le dimensioni della Chiesa di San Giovanni e Paolo, (96 metri per 40), sono quasi simili a quella dei Frari, edificata contemporaneamente. La parete di ingresso risulta quasi completamente occupata dai Monumenti ai tre dogi Mocenigo. Le navate presentano notevoli dipinti, tra i quali quelli di Giovanni Bellini, G.B. Piazzetta, Alvise e Bartolomeo Vivarini, Jacopo Palma il Giovane e il Vecchio, Jacopo Tintoretto, Tiziano, Paolo Veronese solo per citarne alcuni. Molti sono i monumenti funebri nella Chiesa di San Giovanni e Paolo, il piu' famoso, sulla navata destra, e' quello dedicato in onore a Marcantonio Bragadin, e comprende il busto del piu' grande eroe della Serenissima, assieme all'urna che contiene la sua pelle. Sono inoltre notevoli i monumenti funebri di alcune famiglie nobili: Michiel, Loredan, Morosini, Vendramin, Cavalli, Venier, Malipiero, Marcello, Soranzo, Contarini, Barbarigo, Dandolo. Sono sepolti qui anche Emilio e Attilio Bandiera e Domenico Moro che furono sfortunati protagonisti del Risorgimento.









































Sebastiano Venier, o Veniero (Venezia, 1496 circa - Venezia, 3 marzo 1578), fu l'ottantaseiesimo doge della Repubblica di Venezia dall'11 giugno 1577 alla morte. Figlio di Mose' ed Elena Dona', opero' come avvocato fin da giovanissimo. In seguito divenne un amministratore del governo della Repubblica di Venezia e governatore di Candia ( come allora era chiamata Creta ). Nel 1570 divenne Procuratore e nel dicembre dello stesso anno fu nominato "Capitano General da mar" della flotta di Venezia impegnata nella nuova guerra contro i Turchi ottomani. L'anno successivo (1571) fu uno dei protagonisti della battaglia di Lepanto che vide le forze della Lega Santa infliggere una definitiva sconfitta ai Turchi. Nonostante avesse allora gia' settantacinque anni, Venier prese parte in prima persona al combattimento, uccidendo numerosi turchi a colpi di balestra (che un aiutante gli ricaricava, poiche' le sue braccia non avevano piu' sufficiente forza), e fu anche ferito a un piede da una freccia, che si strappo' via da solo. Egli calzava delle pantofole, invece di stivali, perche' a suo parere facevano miglior presa sul ponte bagnato della nave tuttavia sembra che la vera motivazione sia il fatto che soffriva di calli e gli stivali gli dolevano maggiormente delle pantofole. Dopo la pace Sebastiano Venier torno' a Venezia con l'aura del vincitore e nel 1577, pur all'eta' di 81 anni fu eletto Doge all'unanimita'. Sposo' Cecilia Contarini che gli diede una figlia, Elena, e due figli. Sebastiano Venier mori' nel 1578, pare per infarto dovuto all'incendio che aveva pesantemente danneggiato il Palazzo dei Dogi di Venezia.














































direzione Campo San Giovanni e Paolo